La vigna e la tenuta, il vermentino e tutto il mondo enologico erano un gioco. Non gli servivano per campare o per fatturare, per mantenere in vita l'azienda, non gli serviva fare quadrare i conti. Non aveva alcun problema in tema di economia, tanto da vantarlo sui social o tra la gente, con poche parole: "ho tanti soldi che posso vivere per sei vite". Sembra di vederlo nelle sue gesta, nella sua fiera fierezza di uomo ricco emanuele ragnedda, questo figlio unico della Costa Smeralda.
Ora, una delle sei vite, molto probabilmente le passerà dietro le sbarre di una cella, in carcere.
I genitori avevano creato Capichera, una tra le più prestigiose cantine della Sardegna e d'Italia, capace di veicolare l'immagine dell'isola nel mondo, quell'isola dove lui era cresciuto, dove si era affermato come rampollo di famiglia benvoluta, all'interno di un ambiente particolarmente agiato, al centro di un piccolo territorio che nel modo è visto e riconosciuto come un paradiso.
Lui si ritrova così, con il tutto pronto e il tutto bello a portata di mano, "senza colpo ferire" verrebbe da dire ma che, nel contesto specifico, è una locuzione che suona come una bestemmia. Tuttavia il suo contesto è proprio questo, dove il "tutto si può".
Si è scritto, e si sta scrivendo, di questa vicenda ogni cosa.
Quello che bisogna ricordare, su ogni cosa, è che una giovane vita, una ragazza, oggi non c'è più.
Quello che bisogna ricordare è che nel 2024 sono 113 le donne uccise per mano di un uomo.
Quello che bisogna sapere è che al 30 agosto 2025, secondo l'Osservatorio Nazionale di "
Non una di meno", sono 64 i casi, più altri 5 in fase di indagine.
Sono 8 femminicidi al mese, due alla settimana. Come dire che, se non oggi, forse domani, ma sicuramente dopodomani una donna verrà uccisa per mano di un uomo.
Assurdo.
Considerazione
Non ho studi appropriati in tema giuridico, non ho competenze sufficienti per entrare nel merito di processi e condanne, e sono pure assai lontano dall'essere giustizialista, ma ho tuttavia una mia idea.
Credo che per ogni reo confesso, o per chi è incriminato con prove certe e documentate, laddove non esistono chiare e concrete ragioni di legittima difesa, l'omicidio deve essere punito con il carcere a vita.
E' la semplice idea di chi non ha alcuno studio specifico, ripeto, è solo una mia idea.
Non c'è pena sufficiente per chi toglie la vita ad una persona, non c'è nessun rimedio. Lascia solo un'infinita scia di disperazione per tante altre persone. E per il resto della loro intera esistenza. Uccidere una persone non si circoscrive all'atto e alla vittima. Uccidere una persona provoca conseguenze inimmaginabili. Un dolore immenso ed eterno.
Non ci sono ragioni, non ci devono essere.
Se è un attimo di pazzia perchè la testa è anche questo, è un attimo che deve essere pagato con il carcere a vita.
Se è la gelosia la causa, deve essere pagato con il carcere a vita.
Se è per l'uso delle droghe, deve essere pagato con il carcere a vita.
Se è qualunque cosa sia, deve essere pagato con il carcere a vita.
Un omicidio, laddove non c'è la sola ragione della legittima difesa, deve essere pagato con il carcere a vita.
E per quanto riguarda la detenzione delle armi altre regole, ferree, chiare. Prima del conseguimento del porto d'armi accertamenti ed esami seri e ripetuti, con cadenza annuale. Chi viene incriminato per una qualunque violenza nessun porto d'armi. Per sempre. Chi viene trovato con un grammo di cocaina, ma anche con una caccola di marjuana, nessun porto d'armi. Per sempre. E altre regole di questo tipo. Perchè l'avere un'arma con sè è un rischio, non solo per gli altri, ma anche per il detentore poichè le azioni, a volte, sono irragionevoli.
Le armi, a mio parere, dovrebbero essere ridotte all'utilizzo delle forze dell'ordine.
Femminicidio di Cinzia Pinna: nella vita di ragnedda feste private, sesso, droga e armi... attirava giovani donne attraverso i social, usando messaggi espliciti e inviti ambigui
Ora riprendo un inciso relativo al femminicidio di Cinzia Pinna. L'articolo presenta nuovi risvolti sulle indagini, ed è pubblicato su La Nuova Sardegna, a penna del bravo Marco Bittau, e questa è la sua estrema sintesi:
"I carabinieri del reparto territoriale di Olbia sono sulle tracce di una donna ritenuta molto vicina a Emanuele Ragnedda, l’imprenditore di Arzachena che ha confessato l’omicidio di Cinzia Pinna, avvenuto tra l’11 e il 12 settembre nella tenuta di Conca Entosa, vicino a Palau.
La donna – descritta come più grande di lui, forse una fidanzata o una sodale – è considerata una figura centrale: sempre presente nella vita di Ragnedda, lo accompagnava ovunque, lo consigliava e interveniva per rimediare agli eccessi. Potrebbe conoscere dettagli cruciali sull’omicidio e su ciò che è accaduto dopo.
L’inchiesta punta anche a ricostruire l’ambiente in cui maturava la violenza: un contesto fatto di feste private, sesso, droga e armi, tutte organizzate nella stessa tenuta. Ragnedda attirava giovani donne attraverso i social, usando messaggi espliciti e inviti ambigui. Dopo il delitto, diverse testimonianze sono emerse online."
(di Marco Bittau)