L’indomani il buongiorno mi è dato da un cielo tornato ad essere di nuovo coperto. Mi avvicino all’Arcobaleno, da
Mimmo, altri mi hanno già preceduto.
Un caffè, qualche biscotto.
Conosco
Andrea, salito a piedi questa notte da
Santa Teresa. Quasi due ore di camminata zaino in spalla. E’ un ragazzo sardo, sulla quarantina, che passerà qui una settimana, per tornare poi a settembre e fermarsi più lungo. Anche lui viene in valle da tanti anni. Poi arriva
Scooter con una borsa di viveri per
Mimmo.
Scooter alla pari di
Mimmo,
Peter,
Gigi e pochi altri sono i più presenti in valle.
Scooter è un tedesco, chioma riccia e bionda.
Con lui andrò a fare legna per questa sera. Ne avremo bisogno di un bel po’, anche perché si festeggia il compleanno di
Luna.
Luna è una ragazza della valle che in stagione ha un banco giù in paese, vende abiti indiani e cose del genere.
Scooter ha individuato un bancale, ottimo da bruciare, ad una paio di chilometri dalla
prima valle, dove faremo il falò, dove festeggeremo
Luna.
Lo andiamo a recuperare, è pesante e il sentiero non è dei più agevoli. Si devono superare sassi e per ampi tratti dobbiamo procedere dentro un sentiero pieno d’acqua e fanghiglia. Capita quando piove parecchio, come in questi giorni. Lo sforzo è premiato da qualche birra durante le soste. Un cinque e l’ultima birra una volta giunti alla meta.
La
Valle della Luna si distende su
sette valli, così denominate dagli abitanti, dal
popolo della valle. La prima, dove mi trovo ora, è quella che si incontra scendendo, dove si adagia una piccola graziosa spiaggetta. Sulla destra una grossa conformazione rocciosa la separa dalla
quarta e dalla
quinta valle. Sulla sinistra si allunga invece l’altra parte della valle, quella più abitata, con la
seconda e la
terza valle, facili da raggiungere, mentre per le successive
sesta e
settima è necessario arrampicarsi per superare grosse rocce, alte e scoscese.
Non è un percorso facile, quest’ultimo. Quando però decido di andare a vedere oltre quei grossi massi, per andare in visita alla
sesta valle, una visione da favola si apre davanti ai miei occhi. Rimango più di qualche minuto seduto, fermo e immobile di fronte a tanta magnificenza. L’acqua si infrange sugli scogli, null’altro si può udire. Il sole da poco tornato a risplendere la valle riflette nel mare, leggermente increspato.
Un gabbiano è poggiato sullo scoglio più alto che si erge dal mare, come una sentinella scruta l’orizzonte. Prendo la macchina, vorrei fotografarlo. Si gira, si mette su un fianco, allarga le ampie ali e decolla. Mi si avvicina, sale alto poi ridiscende a grande velocità. Scatto 15 o 20 immagini, poi si allontana. Lo ringrazio,
penso che l’ha fatto per me. La pace che infonde questo angolo di paradiso è una sensazione forse mai provata. Passo qualche ora lì, sento dentro di me la fine, o comunque la tregua, di quei conflitti che da sempre mi accompagnano. Che convivono, con la nostra consapevolezza o no, in ognuno di noi.
Mi incammino per tornare nella mia grotta, mi è venuta fame. E poi voglio riposare un pò, stasera si andrà
lunghi, immagino. All’imbrunire la luce della sera dona alla valle, come sempre, un fascino di
mistero, di
magia.
Ad occhi aperti si può sognare.
Sono quasi tutti già là quando arrivo alla
prima valle. Hanno già cominciato a fare festa. E a mangiare, cose buone preparate da
Luna, pasta al forno e diversi dolci. Poi da bere vino, birra, mirto, vodka…
Francechina mi allunga una bottiglia dove ha mischiato vino e coca cola, il “
calimucho”.
La musica è quella di una chitarra, di un mandolino che suona una ragazza spagnola, di un violino, poi un tamburello e non può mancare il pentolone con il quale prima
Peter, poi
Gigi e poi altri danno il tempo (
si fa per dire…).
Un po’ di
reggae, qualcosa di sudamericano, poi
John Lennon,
Deep Purple,
Rolling Stones, ma anche
Branduardi,
Bennato,
Rino Gaetano. Il tempo scorre, il fuoco continua ad ardere e disegna il profilo delle nostre figure. Qualcuno sdraiato contempla il cielo, ogni tanto una scia luminosa di una stella cadente ne illumina un pezzo.
Un desiderio? No, nessuno… o forse uno, che la valle continui a rimanere così com’è.
©Roberto Roby Rossi