Tappa nel sud della Bielorussia
da Gomel a Brest, nella zona più colpita
Siamo a Gomel, la seconda città della Bielorussia. La sveglia per questi due giorni è di prima mattina. Alle sette dobbiamo trovarci giù, veloce colazione e poi si parte. Da oggi ritroviamo i “nostri” bambini.
La struttura presso la quale alloggiamo è un sanatorio. Con meno di 20 euro (68.000 rubli bielorussi) dormiremo qui due notti. Si certo, le camere sono quel che sono, ma non siamo qui in villeggiatura. Siamo tutti nell’atrio già prima dell’ora concordata. Abbiamo voglia di partire, di rincontrare i “nostri” bambini. Abbiamo con noi abiti, giochi ed altre cose che i genitori italiani ci hanno consegnato per loro.
Passeremo questi primi giorni nel sud della Bielorussia, quella al confine con l’Ucraina.
Nell’area più colpita, dove chilometri di recinzione delimitano la zona proibita. Oltre non si può andare. E’ out. Le radiazioni qui sono ancora altissime. Ancora, dopo 22 anni. La prima tappa sarà Brest, poi Koiniki, infine Slavgorod.
Con noi c’è Janna, la nostra guida e amica. I nostri occhi, le nostre mani. Si, perché è lei che tiene i contatti con i “bambini di Chernobyl” e con le autorità locali durante l’anno. Ed è lei che organizza i documenti per quando ci raggiungeranno in Italia. E’ sempre lei che organizza le visite presso le famiglie e gli orfanotrofi come in questa occasione.
Da qualche tempo Janna è il nostro riferimento. E’ fondamentale per l’associazione. Attenta, preparata, dinamica. Se l’attività dell’associazione funziona bene gran parte del merito è anche suo. Affidabile, propositiva, efficiente. E’ palese la passione che mette nel suo lavoro. La stessa che muove noi e che ci spinge fin quassù.
Sono le 7.30 e siamo già tutti quanti sul pulmino condotto da Viktor, il nostro autista, pure lui all’altezza della situazione. In un paio d’ore siamo a Brest, lungo una strada che taglia nel mezzo grandi boschi di pini ed abeti. Qui le strade sono quasi tutte dritte ed ampie, così concepite per trasformarsi in piste d’atterraggio per gli aerei in caso di guerra. Il fondo stradale si è fatto però un pò ondulato e richiede pertanto una velocità moderata. La zona che raggiungiamo registra un tasso di inquinamento ancora alto.
Notizia che abbiamo di prima mano, poiché i rilievi sono stati effettuati proprio da Annibale Gazzola, presidente dell’associazione che ha organizzato il viaggio, il quale, in qualità di tecnico Arpa ha svolto queste rilevazioni per conto di Legambiente, in accordo con il governo bielorusso. Tuttavia, fino a qualche tempo fa, da queste parti non si coltivava nulla, mentre ora qualcosa si inizia a vedere.
Brest è uno dei posti di frontiera, sia stradali che ferroviari, più trafficati dell'Europa dell'Est. Si trova a meno di 200 km. da Varsavia e a 350 km. da Minsk, proprio al confine con la Polonia. Koiniki e Slavgorod si incontrano lungo la strada e si tratta di due piccoli villaggi di case in legno, per lo più proprietà dello stato. Ogni casetta ha il suo piccolo appezzamento di terreno. Sebbene molto umili, alcune di queste case sono curate e vivacemente dipinte, ordinate e pulite. Altre purtroppo versano invece in pessime condizioni, sconnesse nei pavimenti e nelle pareti, sporche e trascurate. Segnale che già indica il profilo della famiglia che la abita. In questi due giorni entreremo in una ventina di queste case, per incontrare i genitori dei bambini che ospiteremo da noi quest’estate.
La prima visita è da Dzmitry, a Brest. Ci aspetta sulla porta. Cordiale ed espansivo, corre subito incontro ad Annibale e a Giorgio. E’ già qualche anno che Dzmitry viene da noi in Val Trebbia, ospite di una famiglia che lo accoglie per tutto il mese di agosto. La mamma di Dzmitry esce sulla soglia di casa e ci fa cenno di entrare. Attraversiamo un ingresso dove a terra scorgiamo un po di patate da una parte, mentre dall’altra alcune paia di scarpe.
E’ un’usanza di quasi tutte le case che si entri scalzi, per cui anche noi ci togliamo le scarpe prima di entrare. La prima stanza è il soggiorno dove, al centro, una tavola imbandita mette in bellavista cibi di ogni tipo, spiedini e polpette di carne, verdure crude e cotte, insalata russa e salumi, pane nero, poi dolci di tradizione locale e pasquale.
Sono giorni questi di feste e commemorazioni.
Domenica 27 si festeggerà la Pasqua, mentre domani, 26 aprile, è l’anniversario della tragedia di Chernobyl, avvenuta 22 anni fa. Farà visita il discusso presidente della Repubblica di Belarus, Alexander Lukascenko. Il governo ha dato ordine alle autorità locali di sistemare al meglio questi centri. Colorare, pulire, abbellire… l’immagine che dovrà uscire nei tg locali ed esteri e sui media in genere è quello di un paese ordinato, dignitoso. Questa è la facciata che dovrà uscire. Manovre e strategie politiche, qui come in ogni parte del mondo, niente di nuovo.
Ci sediamo a tavola con Dzmitry, con la mamma e il papà, che nel frattempo ci ha raggiunti.
Ed iniziamo con il solito rito: bicchieri in alto, nasdorovia (alla salute) e ciù ciù… ma sarà solo il primo…
(continua...)
©Roberto Roby Rossi
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