sabato 27 luglio 2024

Franchina a Loputuk, festa e cibo per tutti

Moroto 18 luglio 2007

Franchina a Loputuk, festa e cibo per tutti
Sono tanti i progetti che Africa Mission – Cooperazione e sviluppo sta conducendo qui in Karamoja. Per alcuni giorni andremo nei dintorni di Moroto in visita ad alcune sedi di questi progetti. Oggi siamo diretti a Loputuk, a mezzora da qui. La tribù che vive là è la stessa di questa di Moroto, i Mateniko. Ma molto più violenti, più sanguinosi, ci dicono. Perché in Karamoja sono all’ordine del giorno gli assalti ai villaggi. Che vengono devastati, rasi al suolo. Per portare via le mucche, uccidono donne, uomini. E bambini. Ma oggi sarà una giornata di festa.
Presso il Centro di sviluppo multisettoriale di Loputuk, Franca ha organizzato un grande pranzo con fondi da lei stessa raccolti. Lei è volontaria qui in Karamoja, sta con noi al centro di Cooperazione e Sviluppo di Moroto, con il quale collabora. Franca viene tutti i giorni a Loputuk, in virtù di un progetto a favore delle donne. Si tratta di formare personale femminile con corsi di taglio e cucito che lei cura in prima persona. E nello stesso momento si fornisce a queste donne un’istruzione di base.
Da diversi anni Franca dedica due o tre mesi all’anno al Karamoja, a questa gente. E ogni anno organizza questa giornata.
La strada rossa di terra che conduce a Loputuk corre dentro ad una pianura ricca di vegetazione. E’ una visione che ci sorprende. Inattesa. La pioggia caduta di recente ha rivitalizzato la terra. Sono distese di sorgo soprattutto, e di mais. Che ancora hanno bisogno di acqua. Non devono cessare proprio ora le precipitazioni. Altrimenti addio raccolto. Resisterà il sorgo, cereale che sopporta più degli altri la siccità.
Il paesaggio è incantevole
. Come quello circostante di Loputuk. Dei canaloni interrompono la pianura. Sono creati dal deflusso dell’acqua. Sono fiumi ora asciutti, secchi. Ed è il periodo delle piogge.
Da una settimana in Uganda abbiamo visto piovere pochissimo, quasi nulla. Visitiamo il centro presso il quale opera anche un dispensario con un progetto di supporto per fornire assistenza sanitaria di prevenzione e cura, visite di controllo, assistenza per bambini, vaccinazioni e visite pre-natali. Sempre finanziato da Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo, con il Ministero della Salute e la Diocesi di Moroto.

Entriamo anche nel villaggio dove i bambini ti ripetono Akoro, Akoro nooi. Fame, abbiamo fame. Chiedono anche abiti. La maggior parte ha uno straccio addosso, sulle spalle. Dai villaggi sono giunti qui anche con ore di cammino. E sono centinaia e centinaia di bambini. La giornata è dedicata a loro. Si darà da mangiare a tutti i piccoli giunti fin qui. Una prima stima prevedeva trecento bambini. Se ne conteranno quasi mille. Nel capannone presso il quale è organizzata la distribuzione sono state sistemate panche tutt’attorno. Al centro rimarranno seduti a terra.
Verrà servito un piatto di posho (polenta), emaret (fagioli), con un po di carne di pecora. Suono fuori in attesa dalla prima mattina, sotto le grandi acacie selvagge che proteggono dal sole, oggi molto forte. Vengono fatti entrare a gruppetti. Fatti sedere chi sulle panche, chi a terra. E’ incredibile la disciplina, l’ordine. Nessuna confusione, nessuna tensione. Al contrario un grande rispetto l’uno per l’altro.
E sono bambini. E hanno fame. Attendono pazienti il loro turno. E’ sconvolgente. Un esempio per tutti noi, occidentali, civili… mangiano con le loro posate, le mani. Tanti hanno un piccolo sacchetto. Avanzano un po di cibo per metterlo li dentro. E portarlo al villaggio, ai genitori.

Un bimbo piccolo non ha il sacchetto. Prende la maglia se la tende in avanti. E li mette il cibo. Ed esce. Franca lo ferma, sa bene dove sta andando. Questo piccolo scricciolo nero vuole dividere quel poco cibo con i genitori che attendono fuori. Non dirà nulla, sa di essere stato scoperto... Franca lo lascia uscire. Sono scene che nemmeno l’immaginazione aveva previsto. Sono bimbi, grandi. Ci sediamo tra loro. Mzungu, uno mi dice, dandomi la mano. Vuol dire uomo bianco. E ti danno la mano in segno di amicizia. Terminato il piatto devono uscire per lasciare il posto a chi ancora è fuori in fila ad aspettare. Al termine Franca ha anche organizzato una piccola premiazione per le sue sette allieve. Vengono valutati alcuni abiti da loro confezionati e viene dato un trofeo a tutte, in capi di abbigliamento, coperte… un applauso. Si emozionano. Sorridono felici. Siamo di rientro a Moroto. Ma una tappa è nei paraggi per assistere ad un intervento su un pozzo d’acqua. Lo dirige Cristiano, il responsabile tecnico, il ragazzo di Roma che sta al compound con noi. Lui qui in Karamoja lavora. Attorno al pozzo sono accorsi anche tanti dai villaggi limitrofi. Nel frattempo il cielo si oscura. Comincia a piovere. Ci mettiamo al riparo. Pochi istanti, nemmeno un minuto. Falso allarme. Purtroppo.

©Roberto Roby Rossi

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