Visita al Children Remand
con Diego Ottolini direttore del Children’s Community Safety Nets Programme
Conosco Diego Ottolini un pomeriggio di fine luglio. Lui è veneto, ma vive qui a Nairobi da oltre vent’anni. Mi passa a prendere con la sua Jeep per portarmi in visita al Children Remand, nella zona di Westlands, quartiere residenziale della capitale. Diego opera per Cefa, un’organizzazione umanitaria con sede in Italia. Il progetto è suo, lui lo ha pensato, ideato e proposto, Cefa lo ha sostenuto.
Si tratta del “Children’s Community Safety Nets Programme”, di cui Diego è Project Director.
Lo scopo è quello di intervenire sui bambini e ragazzi rinchiusi in questo penitenziario, il Children Remand, una struttura dove rimangono dai 2 ai 3 mesi in attesa di giudizio. Sono qui per diversi reati, dai piccoli crimini agli omicidi. Pertanto, qui dentro, si mescola un’umanità variegata che influisce su chi, soprattutto, è colpevole di reati minori.
Il progetto nasce da una collaborazione tra ONG e governo “un passo importante – mi spiega Diego – perché non era mai capitato prima che il governo sostenesse iniziative private o promosse da organizzazioni esterne”. Il problema principale, sostiene Diego, è quello del reinserimento di questi bambini e ragazzi nella società e in famiglia.
Anche perché uno dei problemi principali sta proprio lì, nella famiglia in particolare.
Qui dentro vengono portati dalle forze dell’ordine, perché catturati in flagrante a commettere reati.
Sono circa una settantina, hanno dai 6 ai 18 anni. “Il nostro lavoro – continua Diego – si sviluppa su più fronti e coinvolge le famiglie, le scuole, ma anche le stesse forze dell’ordine e di controllo”. Un’attività che porta ogni giorno lui stesso, e gli altri 15 suoi collaboratori, ad entrare nelle case di questi bambini e ragazzi, per capirne la realtà e le precise responsabilità.
Nelle scuole invece per fare informazione ed educazione, sensibilizzando anche attraverso veri e propri programmi appoggiati dalle istituzioni scolastiche, all’educazione civica, al rispetto delle leggi e delle regole. Nei confronti degli uomini in divisa viene invece svolto un lavoro per un giusto approccio con coloro vengono catturati e rinchiusi.
E’ un percorso, quello sostenuto dal progetto promosso da Diego, che deve consentire a questi bambini e ragazzi, da una parte di prendere consapevolezza delle conseguenze di cattive azioni, dall’altra di poter esercitare un ideale reinserimento del reo, coinvolgendo le famiglie e la società tutta.
“Sono soprattutto bambini scappati da casa – precisa Diego – che hanno subito le peggiori malversazioni prevalentemente da parte del padre, che hanno preferito la strada alle continue torture quotidiane”. Il grande problema ritorna così a galla, quello dei children street, quello di quei bambini che abbiamo conosciuto in questi giorni. Il dramma di bambini che da vittime si trasformano in piccoli delinquenti.
Bambini che, forse, la galera rimane per loro il problema minore.
©Roberto Roby Rossi
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